Accoglienza migranti in Italia: come funziona, in cosa consiste e come lavorarci.

In questo periodo si parla sempre più spesso di immigrazione, profughi, rifugiati e accoglienza, ma in realtà sono pochi quelli che sanno effettivamente come funziona l’accoglienza dei migranti in Italia.

Si tratta ovviamente di un sistema d’accoglienza con numeri da capogiro e che ogni giorno continuano ad aumentare. Si tratta molto spesso di “migranti forzati”, ovvero coloro che abbandonano le loro case a seguito di eventi violenti, come guerre o privazione dei diritti umani, e che quindi spesso giungono nel nostro Paese per vie illegali, richiedendo asilo politico.

Lo SPRAR.

Per accogliere questo tipo di migranti, in Italia è stato ideato un sistema di accoglienza sparso su tutto il territorio nazionale, lo SPRAR, il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati. Esso è costituito da una rete di enti locali e organizzazioni no profit del terzo settore e garantisce un intervento di accoglienza integrata.

Per accoglienza integrata s’intende la distribuzione di vitto e alloggio, ma anche la parte di accoglienza burocratica, psicologica e sociale, assistendo e orientando i rifugiati nel percorso della richiesta d’asilo e nell’inserimento in Italia a livello sociale, lavorativo e, nel caso di bambini, anche educativo. Si tratta quindi di un tipo di assistenza che guida il migrante verso uno stile di vita più decoroso, ma soprattutto senza lasciarlo in mano all’illegalità.

Questo avviene sia attraverso dei percorsi individuali, che di gruppo e/o familiari, così da assicurare che una stessa famiglia o un nucleo già formato possa non disperdersi e perdurare almeno la stabilità relazionale.

All’interno di questi Sistemi di Protezione viene inoltre fornita sia ai migranti che a coloro che vi operano l’assistenza di uno psicologo in grado di operare come counselor e sviluppare strategie di coping adatte allo specifico contesto.

Gli operatori di Prima Accoglienza.

Ma da chi vengono accolti effettivamente questi migranti? Come funziona l’accoglienza del migrante vera e propria? Come fare a lavorare nei Centri d’Accoglienza? La risposta sta negli Operatori di Prima Accoglienza, che operano negli SPRAR, come anche in tutti gli altri centri di accoglienza e assistenza presenti sul territorio, siano essi enti privati, oppure case-famiglia, centri anti-violenza, case di riposo per anziani, comunità per minori, hospices e centri anti-violenza di vario genere.

Gli Operatori di Prima Accoglienza sono dei veri e propri professionisti di questo settore, specializzati attraverso un corso di studi ad hoc e che dispongono di tutte le competenze e gli strumenti necessari per operare in questo settore, sia a livello gestionale, che amministrativo, ma anche e soprattutto umano.

Parliamo di corsi di studio come, nel caso specifico di Foggia, il master online in Tecniche di prima accoglienza – Il ruolo dell’Operatore di strutture residenziali a carattere comunitario dell’Università Telematica Niccolò Cusano, erogato in modalità blended ma anche presente sul territorio con il Leraning Centre.

Operatori di Prima Accoglienza sono quindi tutti quei professionisti che in ruoli diversi, ma finalizzati tutti allo stesso scopo, operano all’interno di questi centri e offrono continua assistenza ai rifugiati, siano essi appena arrivati o già ospiti.

Chi può gestire un centro d’accoglienza?

I soggetti che possono operare come gestori di Servizi di Accoglienza sono:

  • Le organizzazioni di natura privata volte al Terzo Settore e che operano senza finalità di lucro
  • Le associazioni di volontariato
  • Le associazioni e gli enti di tutela che hanno esperienza in diritto dell’immigrazione e d’asilo
  • Le organizzazioni private che operano nel settore dell’assistenza e dell’accoglienza sociale
  • Le organizzazioni private che operano nel settore alberghiero in collaborazione con enti e soggetti che producono servizi di assistenza sociale
  • Le associazioni e gli enti di tutela sociale

accoglienza integrata migranti

Requisiti strutturali e gestionali delle strutture d’accoglienza.

Affinché una struttura di accoglienza dei migranti possa essere riconosciuta e operare come tale, ci sono una serie di requisiti che vanno osservati e rispettati, dettati dalle norme legislative vigenti in Italia.

In primis, esso deve appunto essere conforme a tali norme in termini di strutture e impianti, specialmente l’impianto di riscaldamento, obbligatorio all’interno di una qualsiasi struttura di questo genere.

Tale struttura deve inoltre posizionarsi sul territorio all’interno di luoghi abitati e facilmente raggiungibile da servizi e trasporti pubblici. Nel caso in cui così non fosse, tali servizi e un sistema di trasporto efficiente e ben collegato deve essere messo a disposizione dal gestore di tale centro di accoglienza. Ciò serve a non ostacolare il migrante per quanto riguarda la partecipazione alla vita sociale e l’accesso a strutture e servizi sul territorio.

Il numero di stanze e di servizi sanitari deve avere un rapporto degno e decoroso, che andrà poi a dettare il numero di ospiti che un centro accoglienza può contenere, come anche deve garantire l’assenza o la risoluzione di eventuali barriere architettoniche che possano impedire eventuali disabili.

A livello umano, privacy e riservatezza devono essere garantiti (in questo caso gli Operatori di Prima Accoglienza sono fondamentali, come anche la figura dello psicologo), offrendo la possibilità all’ospite di vivere spazi comuni di convivialità, ma anche spazi privati a cui solo lui e il suo nucleo familiare possono avere accesso.

Dunque i centri di accoglienza si suddividono in vari tipi, a seconda del tipo di struttura e della quantità di persone che essi ospitano:

  • Appartamenti, caratterizzati da una graduale auto-amministrazione da parte dei beneficiari, aiutata e guidata dagli Operatori che comunque mirano ad uscire di scena con il passare del tempo
  • Centri collettivi di piccole dimensioni, che possono ospitare circa 15 persone
  • Centri collettivi di medie dimensioni, che possono ospitarne fino a 30
  • Centri collettivi di grandi dimensioni, che raggiungono oltre le 30 persone

Negli ultimi due tipi di centri, la presenza di operatori è prevista in ogni momento del giorno e della notte, così da garantire il massimo supporto in ogni tipo di evenienza. In generale, nei centri collettivi di ogni tipo gli Operatori sono sempre attivi e non prevedono nessun tipo di autogestione da parte degli ospiti.

Tempi di permanenza.

Quanto può durare la permanenza di un migrante all’interno di un centro d’accoglienza? Questo dipende dal singolo centro, che sarà dotato di un regolamento interno a sé stante e che disciplina tutto l’uso della struttura nel suo insieme. Ad ogni modo, lo Stato impone un termine massimo oltre il quale non si può andare, eccezione fatta per le categorie vulnerabili, che possono essere soggette a proroga e possibilità di prolungare la propria permanenza.

Per consentire a tutti di capire tale regolamento e tali tempi massimi, esso deve essere tradotto in più lingue. Queste regole, infatti, aiutano a disciplinare anche la convivenza tra i vari migranti, la loro partecipazione alla gestione del centro e ad avere sempre ben chiari i diritti e i doveri di cui godono.

L’accoglienza, nello specifico, è poi dettata da un Patto di Accoglienza che viene stipulato tra centro d’accoglienza e migrante, che pattuiscono insieme la durata di tale ospitalità e le disposizioni sulle quale esso si basa, che possono variare da soggetto a soggetto e da nucleo a nucleo. Il tutto deve avvenire con l’ausilio di un mediatore interculturale, che aiuterà il migrante ad esprimersi, capire e agire secondo i propri bisogni e la propria etica.

come funziona l'accoglienza dei migranti in italia

In cosa consiste l’accoglienza e cos’è l’accoglienza integrata.

Ma cosa s’intende, per l’esattezza, con “accoglienza”? Essa si basa su due obiettivi fondamentali: assistere e proteggere il singolo individuo, e favorirne il percorso verso l’indipendenza, sia economica che sociale.

Per questo si parla di “accoglienza integrata”. Questo tipo di ospitalità, infatti, non si basa solo sulle componenti pratiche e basilari di vitto e alloggio. essa infatti garantisce anche:

  • Vestiario e prodotti per l’igiene personale
  • Prodotti per la cura personale in caso di disagi e patologie psico-fisiche
  • Aiuto nella mediazione sia linguistica che culturale in ogni tipo di attività
  • Servizio di orientamento e informazione a livello legale e burocratico, così da avviare nel caso le procedure per l’asilo politico e le richieste di protezione internazionale in generale
  • In presenza di minori, le strutture di accoglienza garantiscono anche l’inserimento scolastico
  • In generale, l’inserimento in programmi per l’apprendimento della lingua italiana e la formazione professionale per gli adulti
  • Orientamento e inserimento nei servizi sanitari e sociali presenti sul territorio
  • Orientamento e inserimento ai servizi lavorativi e formativi
  • Pocket money, ovvero un piccolissimo contributo in denaro corrisposto ad ogni individuo in base ai componenti del suo nucleo familiare e con il quale è possibile sostenere piccolissime spesse personali. I parametri di tale contributo sono stabiliti a livello nazionale.

In ognuna di queste attività, l’integrità e la tutela di un eventuale nucleo familiare deve essere garantita. Nel caso in cui gli individui appartenenti a uno stesso nucleo fossero sparsi sul territorio, i centri d’accoglienza devono garantirne il ricongiungimento.

Gli step.

A partire dall’ingresso di un migrante all’interno di un centro di accoglienza, queste sono le varie fasi che caratterizzano un processo per cui si arriva all’offerta di accoglienza integrata:

  • Colloquio d’ingresso – Il rifugiato supportato da un mediatore linguistico e interculturale viene provvisto con tutte le dovute informazioni in merito all’organizzazione e ai servizi da essa offerti. Questa fase si conclude con la firma del contratto d’accoglienza.
  • Pratiche burocratiche – L’organizzazione in questione ha quindi l’obbligo di comunicare alle istituzioni la presenza del nuovo rifugiato presso il proprio centro. Dovrà richiedere per lui il codice fiscale e l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale (SSN), che sarà preso in carico dalla struttura. Verranno quindi attivate le procedure per il rilascio del permesso di soggiorno.
  • Visita sanitaria – A questo punto, il rifugiato dovrà sottoporsi a una visita sanitaria completa da parte del SSN, così da stabilire eventuali necessarie cure e mettere subito il centro e gli operatori in grado di fornire la giusta accoglienza.

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