MMT – Modern Monethary Theory: cos’è e come funziona
Dagli Stati Uniti all’Italia si sente parlare sempre più spesso di Modern Monetary Theory. E quando se ne parla gli animi si scaldano e le opinioni si scontrano. Soprattutto le università, gli accademici e gli studiosi in materia finanziaria affrontano direttamente la questione, e anche all’interno della facoltà di Economia a Foggia serpeggia un certo vivido interesse. Per chi non è ancora a conoscenza del tema, cercheremo di fornire una spiegazione chiara ed esaustiva.
MMT: un dibattito acceso
Ora che Mario Draghi ricopre una delle posizioni più importanti per la Repubblica Italiana, ora che viviamo un forte momento di crisi – che si somma a un decennio già particolarmente difficile – è interessante fare un piccolo passo indietro e ricordare quando Draghi sedeva come presidente della Banca Centrale Europea. Perchè? Già in quel frangente Mario Draghi aveva accennato al MMT (Modern Monetary Theory) come a una politica monetaria da tenere in considerazione e valutare attentamente in materia di immissione di liquidità nell’economia. L’idea di fondo era piuttosto innovativa, lo è tuttora. Chissà se il nostro presidente del Consiglio pensa che sia ancora una strada valida da poter perseguire. Ma intanto entriamo nel dettaglio delle dinamiche e dei punti essenziali della Modern Monetary Theory.
Che cos’è la Modern Monetary Theory
La Teoria della Moneta Moderna, in italiano è conosciuta anche come neo-cartalismo, è una teoria economica che descrive nel dettaglio i processi e le conseguenze dell’utilizzo della moneta a corso legale emessa dallo stato.
Per la Teoria Monetaria Moderna tutto il denaro è creato dal governo e ciò non rende possibile che il governo ne rimanga sprovvisto, poiché può sempre stamparlo e metterlo in circolazione. Le tasse, dunque, non sarebbero necessaria per il funzionamento della spesa pubblica. Questo assunto non pretende di sostenere l’inutilità delle tasse, necessarie a far funzionare il sistema spingendo le persone a utilizzare il denaro messo in circolazione. Le tasse assolvono anche il compito di evitare un surriscaldamento dell’economia, che si potrebbe verificare con un innalzamento vertiginoso dell’inflazione.
Teoria monetaria moderna: importanza della tassazione
Questa teoria monetaria ha un altro punto essenziale. Ritiene che un bilancio governativo non debba per forza mantenersi in equilibrio tra spesa e incassi. I sostenitori sostengono che le tasse andrebbero aumentate in fase di espansione e ridotte in fase di recessione. Inoltre, per perseguire l’equilibrio tra le fasce sociali si potrebbero aumentare le tasse ai ricchi, aumentando parallelamente la spesa in favore dei poveri. Dunque, la tassazione non avrebbe il ruolo di finanziare la spesa pubblica, ma semmai quello di permettere allo stato di avere un controllo effettivo sulla moneta, sulla massa monetaria circolante e sulla sua velocità di circolazione. Fin qui tutto chiaro?
Il nucleo centrale della Teoria della Moneta Moderna, è l’attenzione rivolta in particolare alla creazione della moneta da parte dello stato e alla circolazione del denaro attraverso la spesa pubblica. Il ruolo dell’esazione delle imposte è secondario, e ha valore in quanto rende effettiva l’adozione della moneta a corso legale, a cui conferisce valore tramite la creazione di domanda sotto forma dell’obbligo dell’imposizione fiscale, a cui si può assolvere soltanto con moneta nazionale. A questo obbligo si aggiunge la fiducia, l’elemento cruciale e fondamentale per l’accettazione della moneta da parte dei cittadini. Questi due elementi costituenti l’economia mantengono in vita e fanno in modo che perduri e persista la conservazione del valore della valuta nel tempo.
Politica fiscale e reale nella Teoria della Moneta Moderna
Se sei uno studente di un corso di laurea in Economia probabilmente per te questi discorsi sono pane quotidiano. Ma non tutti masticano teorie economiche con grande facilità. Per questo stiamo tentando di scrivere questo articolo nel modo più divulgativo possibile.
È utile sottolineare, ad esempio, quali sono gli elementi “di rottura” e innovativi della Modern Monetary Theory. Lo faremo facendo riferimento, in parte, a esempi o concetti che non riguardano strettamente l’ambito italiano. Una proposta che fa emergere l’MMT come teoria dirompente è quella di un Job Guarantee Program (un’idea che viene pensata per il contesto americano, e riportata in alcuni manuali di economia che si prefiggono di esplicare la teoria) e l’idea che questa misura non rientri nella materia di politica fiscale propriamente detta, ma più che altro sul versante della policy, ovvero della politica pubblica “reale”.
Ma perché un piano come il Job Guarantee può essere considerato non appartenente alla politica fiscale? Chi sostiene la teoria concorda che sicuramente si tratta di una misura anti-inflazionistica. La riflessione più importante riguarda il sottolineare come lo stato non debba fronteggiare alcun limite finanziario per emettere la propria moneta e, dunque, come sia pressoché impossibile per uno stato finire i soldi e diventare insolvente. In qualche modo lo stato può sempre pagare i propri debiti, questo elemento rende diversa la situazione e la posizione in cui si trova, non paragonabile a quella di una famiglia o di un’azienda.
Gli elementi innovativi della Teoria Moderna della Moneta
Chi conosce bene l’economia sa che queste affermazioni non appaiono a prima vista così “rivoluzionarie”. La Monetary Theory moderna non intende dire che lo stato può non curarsi tranquillamente del proprio debito quando deve mettere in campo politiche di spesa pubblica. Sia teorici moderni che tradizionali concordano sulle conseguenze inflazionistiche che potrebbe causare una spesa pubblica finanziata con debito. La differenza, e quindi la vera e propria novità della MMT emerge nelle modalità di spiegazione dell’origine del processo inflazionistico.
I sostenitori credono che nella remota eventualità in cui la banca centrale avesse la posizione di prestatore principale di un governo, con lo scopo di finanziare la sua spesa, la quantità di denaro immessa nel sistema sarebbe in pratica decisa ex post dal comportamento del sistema bancario e dagli agenti che ne gestiscono il risparmio privato.
Una banca centrale che desidera continuare a fissare i tassi di interesse può solo utilizzare la vendita dei titoli di stato al sistema bancario per far circolare la liquidità in eccesso. Così come un governo che desideri controllare l’inflazione creata dall’eccesso di spesa pubblica non potrebbe non drenare la capacità di spesa fuori dal circuito dell’economia tramite imposizione delle tasse.
I sostenitori della Modern Monetary Theory contesta il nesso tra liquidità creata dalla banca centrale e offerta di moneta (ovvero la linea che persegue la teoria tradizionale, secondo la quale la moneta è endogena, ovvero non controllabile direttamente dalle banche centrali). E contestano anche il legame causale che intercorre nei vari aspetti, come gli aggregati monetari o il livello dei prezzi.
Critiche alla teoria
Non mancano i critici alla teoria della moneta moderna, anzi, non manca chi sostiene che non sia una teoria. Alcune affermazioni sono corrette, come quella che sostiene che uno stato sovrano può sempre evitare di andare in default, perché può sempre ripagare il proprio debito. Ma sta proprio qui l’inghippo. La moneta può essere stampata senza costi fisici di produzione, ma questo non si traduce nel mantenimento costante del suo valore. Anzi, proprio la perdita di valore porta lo stato a doverne stampare sempre di più per finanziare la spesa, in una spirale senza fine. Pure questo è un punto essenziale, che differenzia l’economia di uno stato da quella di una famiglia. L’MMT rischia di essere un gioco di parole, secondo alcuni economisti, e non una vera e propria teoria. Ripagare il proprio debito con la propria moneta che perde valore può non implicare un default totale, ma porta comunque a conseguenze negative: il debito stesso viene svalutato e nessuno vorrà detenerlo.
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